venerdì, ottobre 28, 2005

La riforma del dizionario italiano

Giornali e TV non potranno mai raccontarci tutta la verità, lasciandoci la rabbia di poter solo intuire, per maturata esperienza, quanto sia malato il tessuto sociale italiano.
Una rabbia che viene da lontano e coinvolge tutti gli ambiti delle relazioni socio-economiche: scandalo petroli, Eni Petromin, vino al metanolo, maghi e indovini, compagnie aeree, concorsi pubblici, appalti truccati, Sme, Imi Sir, pomodori e uova marce, pensioni d'invalidità, Enimont e le storie di tangentopoli, valvole cardiache, i bond tarocchi, Cirio e Parmalat. Senza scordare le stragi di stato, la P2, Gladio ed il terrorismo. La lista delle trame e delle truffe italiane è desolante e destinata ad allungarsi con nuovi scandali che si sovrappongono ai precedenti senza che nessuno riesca a porvi un freno.
L'anomalia più evidente, tutta italiana, è rappresentata dal perverso incrocio di interessi che, tra media, pubblicità, banche, assicurazioni, partiti e gruppi di potere, fa si che a parole tutti si dichiarano scandalizzati ma nella realtà nessuno è in grado di scagliare la fatidica prima pietra senza esserne a sua volta travolto. Si dice che il pesce inizia a puzzare alla testa ed è proprio la nostra classe dirigente politica quella che necessita per prima di una grande pulizia. Abbiamo accettato, o meglio, ci hanno fatto accettare come un fatto normale che in Parlamento siedano decine di indagati e condannati per vari reati, molti in via definitiva, per reati legati a mafia, finanza e corruzione. Chi ha provato a scriverlo o spiegarlo in televisione è stato allontanato ed emarginato. E' impensabile che questi deputati possano legiferare per il bene comune. Sarà impensabile, eppure sono lì a votare, come hanno votato, per l'abolizione in Italia del falso in bilancio quando l'America ha aumentato, fino a 25 anni!!!, le pene per i reati finanziari. Non basta. Buona parte della classe politica coinvolta, e condannata, nella tangentopoli del 92 si sta allenando per le elezioni del 2006.

I pochi che evidenziano questa, come altre, gravissime contraddizioni tra il dire, - in TV- ed il fare - in Parlamento - sono tacciati come disfattisti comunisti e pericolosi nemici della libertà.

Il presidente Ciampi aveva invitato gli operatori dell'informazione a tenere diritta la schiena e non sottomettersi alle pressioni dei potenti che hanno timore della verità. Un appello caduto nel vuoto, a quanto pare. Un esempio: nessuno ha detto, o scritto, che la Banca Popolare di Lodi ha rilevato la Banca Rasini (il cui factotum era Luigi Berlusconi) una banca d'affari che perfino Michele Sindona definiva "cassaforte di denaro illecito" e che è stata tra le prime a finanziare le attività immobiliari del figlio Silvio. Nessuno ha detto, o scritto, che la stessa BPL conservava i conti delle 38 società chiamate Italiane Holding, facenti capo a Silvio Berlusconi. Conti che la banca ha prima negato e poi ha dovuto mostrare agli ispettori della DIA e della Banca d'Italia, ma camuffati come "servizi di parrucchiera ed istituti di bellezza". Silenzio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Rasini

Forse era meglio se il Presidente della Repubblica invitava, non i giornalisti, ma gli studiosi del linguaggio a provvedere rapidamente ad alcune modifiche al dizionario della lingua italiana, oramai inadeguato a rappresentare la realtà. Si dovrebbe eliminare la parola "onesto" dal nostro lessico. Infatti colui che, come dice il De Mauro "si comporta e agisce con lealtà, con giustizia, con correttezza, astenendosi dal compiere azioni biasimevoli nei confronti del prossimo non è certo l'onesto, ma semplicemente il coglione.

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